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La pandemia di Virus Ebola che si sta espandendo a macchia d’olio in diverse aree dell’Africa inizia a spaventare la comunità scientifica e medica internazionale. Contro un virus molto aggressivo non si hanno a disposizione al momento né cure efficaci, né vaccini. Il primo dovere di ogni Stato è ora una corretta attività di profilassi primaria.

di Marco Caffarello

Da circa due settimane a questa parte si sarà fatto caso che le agenzie stampa di tutto il mondo stanno lanciando comunicati inerenti al rischio di pandemia di Virus Ebola, un virus appartenente al ceppo dei Filoviridae, che negli ultimi giorni sta letteralmente aggredendo regioni dell’Africa sud-sahariana, come Mali e Senegal, e dell’Africa tropicale quali Sierra Leone e Guinea, seminando morte e uno stato di vera psicosi sociale. Si tratta di un Virus davvero molto aggressivo, nato si presume dapprima nei pipistrelli, poi passato alle scimmie e infine all’uomo, nel quale si manifesta attraverso febbre alta, forti emicranie, dolori muscolari, vomito e diarrea, fino alla sua forma più acuta con la quale la febbre diviene un’emorragia dal naso e dalle gengive.

Al momento la comunità scientifica non ha a disposizione per il contrasto alla pandemia né cure, né vaccini, tant’è in soli pochi giorni l’ultimo bollettino medico redatto dalle istituzioni sanitarie della Guinea segnalano 101 decessi su 158 contagi, con un’incidenza quindi di mortalità pari al 64% delle probabilità.

Fonti locali affermano che in alcuni villaggi dell’Africa orientale, lontani quindi dalle strutture sanitarie delle città, il tasso di mortalità arriva a sfiorare la totalità, il 100%; chi si salva, infatti, viene chiamato per questo ‘il miracolato’.

Mariano Lugli, coordinatore di Medici senza Frontiere di base in Guinea, conferma che l’epidemia che si sta propagando tra la popolazione ‘è un’ondata senza precedenti, con dimensioni mai viste in relazione alla distribuzione dei casi sul territorio’. L’incubo Ebola, infatti, si sta espandendo a macchia d’olio, tant’è focolai di pandemia sono presenti ora anche in Liberia, dove di 6 persone contagiate ne sono decedute 5,e Costa d’Avorio, Stati confinanti con la Guinea, là dove la comunità scientifica ritiene sia nato il primo focolaio.

Data dunque la facilità con la quale il virus si trasmette,( il contagio avviene infatti attraverso il sangue o altri fluidi corporei e può verificarsi anche durante la cura dei malati, mettendo quindi in pericolo la salute del personale delle istituzioni sanitarie locali ed internazionali, con la conseguente ulteriore diffusione del virus, e può essere trasmesso persino dopo il decesso del paziente) molti Stati africani stanno ora considerando concretamente di chiudere le frontiere, limitando quindi l’afflusso degli stranieri nei propri territori nazionali, politiche che se da una parte dimostrano l’impotenza della medicina contro il Virus, dall’altra confermano che la sola strada da seguire per la conservazione della salute pubblica è quella della prevenzione, anche attraverso l’adozione di misure certamente inconsuete.

Tant’è già molti sono gli Stati che hanno scelto di limitare alle frontiere l’afflusso degli stranieri, come il Marocco, sopratutto nei principali scali aeroportuali, il Senegal, già coinvolto dal contagio, e persino la lontana Arabia Saudita che ha posto, per ragioni di sicurezza, lo stop della concessione di visti per il pellegrinaggio alla Mecca per i fedeli che provengono dalla Guinea e dalla Liberia. Anche l’Italia si sta muovendo, anche se senza dare troppo nell’occhio, tant’è alcune fonti parlano di una ‘segreta circolare‘ redatta dal Ministero della Salute che invita tutte le strutture del Paese, sanitarie e non solo, vedi gli scali aeroportuali, a prestare la massima attenzione.

In particolare dovrà essere oggetto di un attento monitoraggio la già delicata realtà di Lampedusa, che com’è noto, data la sua posizione geografica nel cuore del Mediterraneo, da due anni circa a questa parte è diventata meta degli sbarchi dei clandestini provenienti dall’Africa, circostanza quindi che mette l’isola e l’intero Paese in una condizione di concreto pericolo di contagio e diffusione del Virus. Tant’è alcune senatori del M5S, Lorenzo Battista, segretario della commissione Difesa, e Luis Alberto Orellana della Commissioni Esteri, hanno sollecitato rapidi interventi da parte dell’esecutivo, sopratutto per le difficili realtà dell’Italia insulare, come Lampedusa e Pantelleria:

Si attivino task force nei centri di prima accoglienza, nei porti, negli aeroporti e, in particolare a Lampedusa, Pantelleria e sulle coste dell’Agrigentino”, afferma il senatore Orellana.

Come si è detto al momento la comunità scientifica internazionale non dispone né di cure né di vaccini efficaci a contrastare l’azione patogena del Virus Ebola, così chiamato allorchè fu scoperto per la prima volta in un ospedale missionario di suore olandesi ubicato nella Valle dell’Ebola, un territorio all’interno dell’attuale Repubblica del Congo ( ex Zaire); dato l’allarme, e la possibilità che il Virus venga persino utilizzato come ‘arma’ da parte di terroristi appartenenti a chissà quale setta, ( tant’è che stanno ora emergendo sospetti sulla possibilità che questa pandemia sia figlia in realtà di un attacco bioterroristico) gli sforzi della comunità internazionale stanno ora letteralmente moltiplicando.

Il National Institute of Health negli USA ha appena finanziato con 28 milioni di dollari un consorzio di università e centri di ricerca per lo sviluppo di un cocktail di anticorpi, mentre nel Regno Unito alcune compagnie stanno sviluppano dei vaccini. La sfida che ha difronte a sé la comunità scientifica è tuttavia davvero dura, non fosse anche per lo stato di ‘ritardo’ della ricerca e per gli immensi costi che la stessa richiede; tutto ciò che si può fare ora è una corretta e puntuale attività pubblica di profilassi primaria, concetto naturalmente valido per ogni Stato al mondo, e sperare che la diffusione non prosegua ulteriormente.

 Cos'è l'Ebola?
Tag(s) : #scienza
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